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  • carlo alberto frisaldi - FRANCIS POULENC. Opere Complete - Un compositore godibile

    Francis Poulenc, parigino doc, morto cinquant'anni fa(1963) a cinquant'anni, viene celebrato dall'etichetta di casa(Erato) con uno splendido cofanetto che ne comprende tutte le opere che svariano in tutti i generi musicali, da quelle per orchestra alle composizioni da camera, alle liederistiche, alle musiche religiose per finire alle opere liriche anche di grande successo.Ma questo musicista, che fu estraneo a tutte le scuole pur avendo fatto parte del "Gruppo dei sei", e che di se diceva "il mio canone è l'istinto"( aveva paura di utilizzare un termine che nel novecento era bandito: l'ispirazione) ebbe contraria ed anzi avversa la critica di quella parte del mondo musicale che si raccoglieva intorno ai fautori del "nuovo", Schonberg sì ma non bastava il giovane Boulez scriveva che occorreva distruggere la forma sonata e scriveva la sua famosa seconda sonata che entrava nel repertorio di Pollini che se ne dichiarava entusiasta.Da parte sua, un altro musicista fautore del nuovo Giacomo Manzoni scriveva del malcapitato Poulenc che le sue composizioni hanno un carattere leggero, prive di qualsiasi problema di linguaggio e con in più la tendenza ad un gusto alquanto volgare.Questo per quanto riguarda i "colleghi", per non parlare della critica militante che non esitava ad usare il randello. Per rendere l'idea del clima mi sembra opportuno ricordare che appena qualche anno fa , nel 2009 o intorno a quell'anno, un critico di un mensile dedicato alla musica, recensendo uno spettacolo della Fenice di Venezia che iniziava con un atto unico di Schonberg(ometto la dieresi sulla "o" perché non la trovo sulla tastiera ) VON HEUTE AUF MORGEN(Dall'oggi al domani) per concludersi con I PAGLIACCI scriveva " ne esce malconcio il povero Leoncavallo che appare velleitario e inascoltabile". Eppure Paolo Petazzi, perché e a lui che mi riferivo, non ignora certamente che quella della Fenice era una pura e semplice operazione di "traino" come si dice in gergo, cioè accoppiare a una operina totalmente sconosciuta una opera popolarissima che assicura un sufficiente richiamo per il pubblico, intendo il pubblico dei semplici appassionati, e non delle eminenze della critica che si parlano e si ascoltano tra di loro e sono sempre al servizio della loro fazione. E chi a tempo si vada a leggere o a rileggere "Le illusioni perdute" di Balzac. D'altra parte non ignorava ciò MAHLER, direttore dell'Opera di Corte a Vienna,quando comunicando a Strauss l'esito negativo della sua operaFEUERSNOT, aggiungeva " ma poiché lo desidera così fermamente intendo rimettere l'opera in cartellone con Cavalleria(rusticana).Ma dovrà rendersene conto:l'operazione NUOCERA' PIU' CHE MAI ALLA SUA COMPOSIZIONE". E tornando per un attimo ai Pagliacci voglio citare un giudizio che non è conforme a quello del Petazzi. Mi riferisco a Renè Leibowitz, amico di schomberg apostolo della dodecafonia come usava dire saggista di grande fama e infine direttore d'orchesta: ebbene nella sua "Storia dell'opera" Leibowitz scrive"I Pagliacci mi sono sempre sembrati degni di occupare un posto privilegiato tra i capolavavori dell'arte lirica" Che le orecchie del Petazzi quella sera avessero qualche problema?Restiamo con questo dubbio e torniamo al nostro Poulenc che come sarà apparso fin troppo chiaro a me sembra un musicista che senza ergersi a grande statura, e questo gli era chiaro, scrive musica sempre attraente, ricca di quello spirito e di quella "clartè" che è tratto caratteristico della musica francese.Nel Suo vasto catalago leopere pianistiche in gran parte affidate a Gabriel Tacchino, che del compositore fu amico e Jacques Fevrier, le sonate per pianoforte e violino con F:P:Zimmermann,quelle per pianoforte e violoncello con al piano il citato Fevrier e il celebre Fournier pure esso amico di lunga data di Poulenc e poi spigolando qua e la' il concerto per pianoforte e orchestra con Tacchno e direttore Pretre quasi sempre presente nei brani orchestrali. Di particolare interesse il concerto per due piani e orchestra che vede tra gli esecutori lo stesso Poulenc brillante pianista.V'è poi da ricordare AUBADE ,concerto coreografico per piano e 18 strumenti, con Tacchino al piano e Pretre alla direzione,LE BICHES balletto che è tra le pagine più note dell'autore insieme a LES ANIMAUX MODELES. Tra le pagine religiose accanto alla messa in sol maggiore, il Gloria con il nostro soprano Rosanna Carteri, lo Stabat Mater con Regine Crespin. E venendo a un campo di attività in cui Poulenc raggiunge uno dei suoi esiti migliori, ecco giunti al celebre Dialogues des Carmelites tratto dal testo di Georges Bernanos, commissionato dalla Scala e la cui prima esecuzione si ebbe nel nostro Teatro con testo tradotto in italiano e che tanto successo ha riscosso nei teatri di tutto il mondo.Qui è riportata l'edizione con la storica protagonista Denise Duval per la quale Poulenc scrisse la parte.Tra le opere ricordiamo ul altro celebre testo, Les Mamelles de Tiresias sempre con la Duval e infine, tra gli esiti maggiori, La voix Humaine ancora con Duval-Pretre . Quanto mai ricco il catalogo di opere vocali in cui si alternano celebrati cantanti quali Gerard Souzay,la grande Jessye Norman, Elly Ameling ecc.ecc